sabato 24 marzo 2007

Fosse Ardentine - 24 marzo 1944

Il massacro delle fosse ardeatine è l'eccidio compiuto dalle truppe naziste ai danni di 320 romani, come rappresaglia ad un attentato compiuto dai partigiani in via Rasella a Roma. Per occultare i cadaveri italiani, si usarono le "fosse ardeatine" , antiche cave di pozzolana site nei pressi della via Ardeatina, come luogo di esecuzione e di occultamento.
Hitler appresa la notizia della morte dei soldati tedeschi, decise che dovessero essere uccisi dieci italiani per ogni nazista morto. Gli italiani assassinati furono prelevati sopratutto dal carcere di regina Coeli, dove erano detenuti membri della restistenza, prigionieri comuni ed ebrei. L'ordine di esecuzione riguardò 320 persone, poiché inizialmente erano morti 32 soldati tedeschi. Durante la notte successiva all'attacco di via Rasella morì un altro soldato tedesco e Kappler, di sua iniziativa, decise di uccidere altre 10 persone. Erroneamente furono aggiunte 5 persone in più ed i tedeschi, per eliminare scomodi testimoni, uccisero anche loro.
I tedeschi,dopo aver compiuto l'atroce massacro, infierendo con tale rabbia sulle povere vittime, fecero esplodere numerose mine, per far crollare le cave ove si svolse il massacro e nascondere o meglio rendere più difficoltosa la scoperta di tale eccidio. Nel dopoguerra, Kappler venne processato e condannato all'ergastolo da un tribunale italiano e rinchiuso in carcere.
Molti dei massacrati italiani non hanno ancora un nome.


La primavera hitleriana - Eugenio Montale


Né quella ch'a veder lo sol si gira....
DANTE (?) a Giovanni Quirini

Folta la nuvola bianca delle falene impazzite
turbina intorno agli scialbi fanali e sulle spallette,
stende a terra una coltre su cui scricchia
come su zucchero il piede; l'estate imminente sprigiona
ora il gelo notturno che capiva
nelle cave segrete della stagione morta,
negli orti che da Maiano scavalcano a questi renai.

Da poco sul corso è passato a volo un messo infernale
tra un alalà di scherani, un golfo mistico acceso
e pavesato di croci a uncino l'ha preso e inghiottito,
si sono chiuse le vetrine, povere
e inoffensive benché armate anch'esse
di cannoni e giocattoli di guerra,
ha sprangato il beccaio che infiorava
di bacche il muso dei capretti uccisi,
la sagra dei miti carnefici che ancora ignorano il sangue
s'è tramutata in un sozzo trescone d'ali schiantate,
di larve sulle golene, e l'acqua séguita a rodere
le sponde e più nessuno è incolpevole.

Tutto per nulla, dunque? - e le candele
romane, a San Giovanni, che sbiancavano lente
l'orizzonte, ed i pegni e i lunghi addii
forti come un battesimo nella lugubre attesa
dell'orda (ma una gemma rigò l'aria stillando
sui ghiacci e le riviere dei tuoi lidi
gli angeli di Tobia, i sette, la semina
dell'avvenire) e gli eliotropi nati
dalle tue mani - tutto arso e succhiato
da un polline che stride come il fuoco
e ha punte di sinibbio....
Oh la piagata
primavera è pur festa se raggela
in morte questa morte! Guarda ancora
in alto, Clizia, è la tua sorte, tu
che il non mutato amor mutata serbi,
fino a che il cieco sole che in te porti
si abbàcini nell'Altro e si distrugga
in Lui, per tutti. Forse le sirene, i rintocchi
che salutano i mostri nella sera
della loro tregenda, si confondono già
col suono che slegato dal cielo, scende, vince -
col respiro di un'alba che domani per tutti
si riaffacci, bianca ma senz'ali
di raccapriccio, ai greti arsi del sud...




*alcune parti di questo scritto sono state prese da it.wikipedia.org , per esser certi dell'esattezza dei fatti.