venerdì 20 luglio 2007

In un altro paese

Ieri, in via d'Amelio c'erano i bambini. Forse ignari del profondo significato di quella strada per gli anni novanta. Comunque c'erano, questo forse fa sperare che nelle nostre generazioni la cultura della legalità non sia accantonata per nuove campagne elettorali o per i buoni propositi di qualche blogger come me. La cosa che mi ha lasciato sbalordito è che ieri, non c'era nessun palermitano. Né in strada nè affacciato alla finestra dietro qualche angolo oscuro della tenda.

La Mafia è difficile da combattere perché nelle persone si è radicata la consapevolezza che Cosa nostra sia un secondo stato. Si è creata in questi anni una vera e propria competizione che ha portato la mafia ad inserirsi all'interno degli enti locali, delle amministrazioni pubbliche, all'interno quindi dello Stato. La loro organizzazione tra uomini d'onore, capi, sottocapi, consiglieri, riunioni, votazione fa raggelare il sangue. A riguardo di questo una definizione più esatta viene da Leonardo Sciascia che dice “la mafia era, ed è, altra cosa: un sistema che in Sicilia contiene e muove interessi economici e di potere di una classe che approssimativamente possiamo dire borghese; e non sorge e si sviluppa nel vuoto dello Stato (cioè quando lo Stato, con le sue leggi e le sue funzioni, è debole o manca) ma dentro lo Stato. La mafia insomma altro non è che una borghesia parassitaria, una borghesia che non imprende ma soltanto sfrutta”.

Oggi, non si conoscono ancora i fatti di quella strage. Voglio dire 15 anni dopo! Molto di quello che non sappiamo ma che altri conoscono, è il contenuto della famosa “agenda rossa” in cui Borsellino annotava appunti sugli sviluppi delle sue indagini stranamente scomparsa dopo poche ore la sua morte. La “scatola nera della seconda repubblica” per Travaglio. Tutto quello che non si sa sull'organizzazione mafiosa più famosa del mondo, è incredibilmente grande. Lo testimonia quello che un'unica persona come Buscetta è riuscito a dire a Falcone negli anni ottanta, portando all'arresto di centinaia di mafiosi.

Non voglio star qui a far la storia, c'è chi la conosce meglio di me.

Anche se non ho mai visitato la Sicilia, c'era uno scrittore un certo Goethe che quando scese nell'isola, la raccontò così :


Conosci la terra dei limoni in fiore,
dove le arance d'oro splendono tra le foglie scure,
dal cielo azzurro spira un mite vento,
quieto sta il mirto e l'alloro è eccelso,
la conosci forse?
Laggiù, laggiù io
andare vorrei con te, o amato mio!”


Falcone, in un modo che ha della poesia ma che sinteticamente racconta quello che tutti i sicilaini nel profondo sentono, disse parlando con Borsellino (fonte sconosciuta) : "spero al più presto di tornare a respirare il fresco profumo del vento di Sicilia, perchè la cappa che c'è in questo momento non lo permette"

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