domenica 11 novembre 2007

Marco, che scriveva sui treni

di MICHELE SERRA

“Questo ragazzo Marco, quindici anni, che muore folgorato mentre pittura un vagone di metropolitana, in un tunnel buio e oleoso, infrattato nel budellino misero rubato alla città degli adulti... piccolo reo di un reato piccolo, imbrattatore di pubbliche lamiere con piccole gang di ragazzini che provano a lasciare un segno come e dove possono, piccola arte come le brutte poesie che si scrivono da adolescenti, intingendo la penna in quella feroce marea di ormoni che ti strappa dall´infanzia... dolore immenso dei genitori e degli amici terrorizzati dalla morte, e quella morte illegale, poi, quella morte clandestina. Ognuno di noi si ricorda quanto a fatica, quando disperatamente, a quell´età, si cercavano aria, spazio, vita, senso, nelle città ostili fatte solo per il lavoro dei grandi... nelle tristi città che fanno un sorriso, qui e là, solo a chi ha quattrini bastanti per farle sorridere, e altrove sono così noiose e anchilosate e fredde che i buffi/brutti fumetti dei graffitari ci affogano dentro come un ulteriore sbaglio, una varicella, l´ennesimo arredo infelice... perché le chiavi delle città ai ragazzini non le danno, e loro se le vanno a cercare dove possono, in certi angoli che diventano nidi di motorini e di lattine di birra, addosso a certi muri che alla fine, disegnino dopo disegnino, somigliano alle pareti di un gigantesco asilo, questo l´ho fatto io, purché si possa dire io ... e questa giostra trafelata dell´identità , essere qualcuno, disperatamente cercare di essere qualcuno perché non è ammissibile un destino da nessuno (vorreste, VOI, essere nessuno?)... quando chi sbaglia paga morendo... andare a far casino e non tornare più a casa, e perdere tutta intera la vita per guadagnarsi (in cambio? ma non c´è cambio!) una immeritata fama da eroe e, un meritato infinito dolore perché i ragazzi non dovrebbero mai morire... signor sindaco di Milano, vada, la prego, ai funerali di Marco, vada a dirgli anche per nostro conto quanto ci duole che sia morto. Ci vada sottobraccio al suo nemico Atomo Tinelli, gran capo degli imbratta-muri, veda se insieme, tra adulti pensierosi, vi viene qualcosa di bello e di gentile da dire e da fare, in memoria di un bambino e della sua bomboletta di guerra.”


Nel ricordo di Marco, morto a 15 anni, folgorato in un vagone della metro. Articolo di Repubblica del 18 giugno 2002.


Nelle grandi città di storia, vedere a volte scritto “W la figa” o frasi simili provoca rabbia e rancore verso quei vandali. Sapere che per ripulire una città come Milano da queste scritte (di questo si parla) costa 100 milioni di euro, fa arrabbiare ancora di più.

A volte però ci si sente prigionieri di una realtà che diventa squallore. Ci si libera, forse, facendo opere d'arte, insieme oscuro di miscele chimiche e capacità antiche. D'altronde il confine tra arte e illegalità non è ben definito, rimane solo il buon senso.

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