domenica 8 giugno 2008

Il nostro benessere - Bob Kennedy



Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell’ammassare senza fine beni terreni.

Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow-Jones, né i successi del paese sulla base del prodotto interno lordo (PIL).

Il PIL comprende anche l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.

Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle […]. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.

Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. […] Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi.


Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto sull’America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani.



Robert Kennedy

2 commenti:

The Last Kaiser ha detto...

I fratelli Kennedy... Brave persone... Ma in Sud America non hanno fatto proprio un bel lavoro ( loro e tutta l'America)...

Hastala vista!!!

angelo 33 ha detto...

Un discorso nobile, di alta idealità.Profondo,vibrante e sempre attuale.
Infonde speranza di un mondo migliore.

Non sempre tutti gli uomini sono lupi agli altri (come affermava pessimisticamente Hobbes).

Il più ispirato tra tutti quelli dei fratelli Kennedy.

Tanto da diventare un icona del ventesimo secolo.

Che consolazione ascoltarlo oggi, in questo paese mai così degradato,corrotto, involgarito ed imabarbarito nella sua storia.
Guidato da in personaggio che è proprio l'opposto di Bob Kennedy.
Il quale sta a lui come il nero sta al bianco, come il diavolo all'acqua santa.

L'ho sempre stimato moltissimo ed è stato più audace,coraggioso,coerente e profondo del fratello.

Quando era Ministro della Giustizia per essere rigoroso, onesto e coerente con la sua coscienza e con il ruolo che ricopriva si fece acerrimi e mortali nemici.Primo fra tutti la potentissima mafia americana.Che sfidò a viso aperto.

Perciò il fratello non lo voleva nella sua squadra,tanto che il padre glielo dovette imporre.

Hanno cercato di infangarlo attribuendogli una relazione con la povera Monroe.Ma solo un cristiano cattolico vero può avere undici figli a meno di quaranta anni di età.

Dopo la morte del fratello con encomiabile spirito di servizio alla collettività ed alla sua famiglia ed anche allo scopo di accertare chi avesse organizzato l'assassinio del fratello, si candidò alla Presidenza pur sapendo bene a quali gravissimi pericoli andasse incontro.

Onesto e sensibile ai serissimi problemi del suo paese (mai così diviso per la questione razziale e la guerra nel Vietnam) ed ai gravissimi squilibri economici e sociali nel mondo (compresi quelli dell'America latina che il fratello aveva trascurato), propose un progetto politico e sociale ancora più audace e rivoluzionario di quello preparato dal fratello.

Fu l'unico politico americano che ebbe lo straordinario coraggio di andare solo, senza scorta, incontro ai neri americani appena dopo l'assassinio di Martin Luther King.

Il suo programma era così ardito e irto di seversissimi ostacoli da superare che l'esperessione del suo volto durante la campagna elettorale del 1968 era tanto tenace e decisa quanto segnata dal dolore e velata di tristezza.

Come se già presagisse il suo ineluttabile e tragico destino di vittima predestinata.

Ma non si tirò indietro e volle combattere lo stesso.

Lasciando,così, una traccia ed un esempio, umani e politici, luminosi.

Che grande Presidente sarebbe stato !

Angelo Balzano.