venerdì 16 febbraio 2007

Amos Oz scrive, "Contro il fanatismo"

Sembra piccolo, poche pagine, appena 78, un titolo che è quasi presuntuoso agli occhi di chi non ha mai letto libri di Amos Oz , che è , insieme a David Grossman, uno dei più grandi scrittori israeliani.
Un grido disperato che si tramuta attraverso lo scorrere delle pagine quasi in poesia. Non è certo poesia il contenuto di questo libro che tratta con grande padronanza di linguaggio il fanatismo e cerca di trovarne rimedio. Non è cosa facile, il professore israeliano cerca in primo luogo di raccontar se stesso nell'Israele della sua memoria, in cui imparava l'inglese dicendo “English go home!” ai soldati britannici che occupavano la sua terra. Passionale è la descrizione che fa del suo lavoro, dell'esser scrittore, narratore non di se stesso ma degli altri. Il racconto si costruisce dalla capacità di saper osservare, ascoltare, immedesimarsi nell'altro cercando di cogliere tutti i pensieri e emozioni.

Cosa centra con il fanatismo tutto questo? La tesi di fondo è molto complessa, e parte dall'incapacità di ognuno di noi di non saper ascoltare l'altro imponendo sempre la nostra opinione. Ci deve essere in tutte le persone la volontà di vedere il loro lato buffo, e allora Oz propone una pillola per l'ironia, che però sarebbe a sua volta un fanatismo dentro al fanatismo.

Il fanatismo islamico non è poi molto differente da chi brucia le moschee, da chi inneggia cori razzisti, da chi è così estremamente pacifista da esser violento. E' questo il fanatismo, imporsi sull'altro ed esser convinti di aver ragione, senza ascoltare. Parla, nell' ultima parte del libro, della sua terra, Israele e della Palestina. In quei luoghi dice si deve trovare un compromesso perchè questo è sinonimo di vita. “il contrario di compromesso non è integrità e nemmeno idealismo e nemmeno determinazione o devozione. Il contrario di compromesso è fanatismo, morte.”



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